Noi de Il Volto del Vino abbiamo avuto il piacere di intervistare il Conte Francesco Marone Cinzano, che possiede e dirige l’azienda agricola Col d’Orcia, in quel di Montalcino.
Col d’Orcia significa letteralmente “Collina sul fiume Orcia”. Quindi percepiamo, già a partire dal nome, quanto l’azienda sia fortemente legata al proprio territorio.
LA STORIA DI COL D’ORCIA
L’azienda sorge sui pendii del fiume Orcia, zona abitata fin da tempi remoti dagli Etruschi, e le cui memorie e tracce ci raccontano di un territorio vocato storicamente alla coltivazione di vigneti e oliveti.
La Tenuta, originariamente appartenente alla famiglia fiorentina dei Franceschi, viene acquistata nel 1973 dalla famiglia dei Conti Cinzano. Ed è proprio con questi ultimi proprietari che l’azienda conosce un punto di svolta. In una prima fase, grazie al Conte Alberto Marone Cinzano, che negli anni ‘80 aumenta la produzione di vitigni a 70 ettari.
Successivamente l’azienda passa in gestione al figlio, il Conte Francesco Marone Cinzano, che nel 1992 aumenta ulteriormente lo spazio coltivato a vigneto fino ad arrivare agli attuali 140 ettari, di cui 108 dedicati al Brunello. Ed è in questa fase che Col d’Orcia diventa il terzo produttore di Brunello di Montalcino per grandezza e importanza.
Nonostante questo, il Conte Cinzano afferma con soddisfazione che “Col d’Orcia è il più grande dei piccoli produttori… perché facciamo ancora dei vini a mano!”.
COL D’ORCIA OGGI: IN EQUILIBRIO FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE
La grandezza non è certo l’unico elemento differenziante di Col d’Orcia, che investe molto in Ricerca e Sviluppo nel mondo vitivinicolo. Tant’è che molti studi vengono portati avanti anche in collaborazione con l’Università di Firenze. Pensiamo ad esempio allo studio sulla seleziona clonale del Sangiovese, oppure a quello sulla migliore densità di impianto del vigneto.
Ma la sfida più grande che l’azienda si trova ad affrontare (e a vincere) è quella nel campo della sostenibilità. L’attenzione all’ambiente è presa in grande considerazione ed è per questo che il Conte Francesco Marone Cinzano nel 2010 inizia la conversione al biologico di tutta la tenuta, che dal 2013 acquisisce la certificazione biologica, divenendo di fatto la più grande azienda vinicola biologica della Toscana. Biologici non sono solo i vigneti ma tutta la tenuta: l’oliveta, la parte a seminativo e anche i giardini e il parco. Insomma, una vera e propria oasi biologica.
Quello del Conte Cinzano è un occhio attento, che tiene in equilibrio la tutela del futuro con le antiche e sane tradizioni del passato riportando la fattoria a una coltura promiscua grazie alla coltivazione, oltre alla vite, anche di olivi, cereali, leguminose e ortaggi. In questo modo riesce a salvaguardare il ricco patrimonio di biodiversità che il territorio sa donare e che è intrinseca nell’identità di Montalcino.
La missione di Col d’Orcia, infatti, è quella di coltivare uve di altissima qualità e salubrità a beneficio dell’ambiente, dei consumatori ma anche dei lavoratori stessi. L’azienda punta a produrre i vini migliori, che sappiano raccontare e trasmettere tutti i sentori e gli aromi tipici del territorio.
I GRANDI CRU DI COL D’ORCIA: POGGIO AL VENTO E NASTAGIO
“I vini sono fatti nel vigneto”, sostengono a Col d’Orcia. Ed è per questo che è stato scelto di valorizzare il territorio attraverso la selezione di due diversi terreni: Poggio al Vento e Nastagio, in cui vengono coltivati due vigneti di altissima qualità, che producono, ciascuno, due grandi vini:
- Brunello di Montalcino Riserva Poggio al Vento. Piantato nel 1974, la prima produzione di questo vigneto è dell’annata 1982. Si tratta di una delle riserve più importanti della denominazione.
- Brunello di Montalcino Nastagio. Piantato nel 2006, la prima annata di produzione è del 2012. La particolarità di questo Brunello sta nell’affinamento in barrique di rovere francese durante il primo anno di vita, oltre alle naturali differenze trasmesse dal suolo e dal microclima.
Questi Brunello di Montalcino sono vini complessi, avvolgenti e profondamente legati alla vigna e all’annata.
I VINI DA COLLEZIONE DI COL D’ORCIA
L’azienda custodisce nelle proprie cantine una collezione di oltre 50.000 bottiglie di annate storiche di Brunello di Montalcino. Un patrimonio d’eccezione davvero unico, che raccoglie tutta la storicità di questo vino così legato al proprio territorio.
Di queste bottiglie, alcune sono state scelte per essere degustate e apprezzate da alcuni clienti selezionati, provenienti da tutto il mondo…
DEGUSTAZIONI DI BRUNELLO E VISITE GUIDATE A COL D’ORCIA
Col d’Orcia è impegnata nel raccontare agli amici, appassionati e amanti della tradizione del Brunello, il loro approccio dinamico e al tempo stesso tradizionale alla viticoltura e alla vinificazione, attraverso l’accoglienza presso la Tenuta, il tour alla fattoria e la degustazione di diverse annate.
Oltre a questo, su richiesta, Col d’Orcia prepara anche piatti della tradizione per creare delle eccellenti combinazioni eno-gastronomiche. La cosa più bella e interessante è che per la preparazione delle ricette vengono utilizzati i prodotti della fattoria: pasta fatta con il proprio grano, legumi, ortaggi, olio evo, tartufi, miele ma anche conserve e dolci, sapientemente abbinati ai vini della Tenuta.
“A Col d’Orcia amiamo dire che facciamo vini “tradizionali”. Tradizionale nel senso che la bottiglia di vino tradizionalmente sta sul tavolo da pranzo… E la bottiglia del vino, accanto alla bottiglia dell’olio, è parte della nostra esperienza gastronomica, ed è parte del cibo che si consuma tutti i giorni.”
Insomma, il vino, così come l’olio, il grano e i legumi, vanno a costituire, identificare e rafforzare l’identità di un territorio, racchiusa nel sapore dei suoi frutti.