C’era una volta un audace venditore d’acqua e un’allegra ragazza astemia che decisero di andare a vivere in un luogo molto lontano dalla città nella quale erano cresciuti e dove si erano incontrati.
Le morbide colline del Chianti e i campi disegnati dai filari dei vigneti diventarono la loro nuova casa. Qui i due giovani, felici e contenti, iniziarono piano piano a vinificare i grappoli che la natura gli donava, costruire una famiglia, una cantina di vinificazione e una rete commerciale.
“Ogni favola è un gioco” diceva un cantante. Ma questa favola è tutt’altro che un gioco.
Saverio Basagni e Fabiana Giuliani si conoscono a Firenze molto giovani e, dopo averci pensato un po’, decidono di prendere in mano la tenuta del nonno di Saverio, a Gaiole in Chianti, e di trasformarla in una azienda agricola per produrre vino.
Saverio è molto orgoglioso di non aver dovuto chiedere aiuto a nessuno per l’avviamento dell’azienda, e quando ci racconta questa storia i suoi occhi brillano di una luce simile a quella che emana il suo sangiovese roteandolo nel calice.
Possiamo dire che Saverio, avendo iniziato a vendere acqua per la ditta del padre ed essendo passato poi a creare un’azienda vitivinicola, abbia trasformato l’acqua in vino! Un vino molto particolare, che ha preso il nome di “Chianti Classico di Montagna”.
Si parla di montagna perché Monterotondo si trova sopra i 550 m s.l.m, e possiede un suolo molto particolare: roccioso e sabbioso. Infatti, nelle mappe della famosa rivista Enogea, si fa una precisa menzione a questa zona:
“Caso isolato e del tutto particolare, sempre alto, è la zona di Monterotondo, proprio al confine orientale della denominazione, con terreni molto fini e sabbiosi”.
Ed è proprio grazie all’altitudine e ai terreni fini e drenanti che i vini di Saverio e Fabiana traggono tutta la loro verticalità e sono caratterizzati da freschezze gustative al limite del singolare. Per fare un esempio, in un’annata calda come quella del 2017, Saverio e Fabiana sono riusciti a imbottigliare un Chianti Classico d’annata, con un’acidità di 6.2 ph (molto più elevata della norma).
Le tecniche di affinamento e di lavorazione sono quelle tradizionali, come tradizionali sono le uve coltivate. Visitando le vigne ci accorgiamo infatti che il colorino e la malvasia nera si affacciano ancora, di tanto in tanto, tra le uve del Sangiovese, come accadeva un tempo.
Fabiana, che nel frattempo ha sconfitto la sua astemia, ha portato un tocco di innovazione e freschezza all’azienda, e ha visto gli albori di un vino più incline al suo gusto che, spostato verso i vini bianchi, ha necessitato un adattamento territoriale.
Nasce così, dopo il Chianti Classico d’annata “Vigna Vaggiolata” e il Chianti Classico Riserva “Vigna Seretina”, il “Sassogrosso”: una Malvasia di Toscana.
Questo vino è ancora un embrione, ma presto Saverio e Fabiana ci delizieranno con un’altra sorpresa dal colore tenue. Parliamo di un metodo classico da uve bianche autoctone Toscane, un progetto a metà tra l’avventura e l’innovazione.
D’altronde, cos’è la tradizione se non un’innovazione che a suo tempo ha avuto successo?
Noi de Il Volto del Vino abbiamo intervista Saverio e Fabiana. Ecco il video: